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NAPOLI, UNA NOTTE TRA LE NOTE DEI BEATLES: BRUNO PANUZZO TRASFORMA SAN SEVERO AL PENDINO IN UN TEMPIO DELLA MEMORIA MUSICALE

COMUNICATO STAMPA
Sessant’anni dopo il tour italiano dei Fab Four, l’eco della loro rivoluzione sonora risuona nel cuore della città partenopea. In scena, la voce intensa e magnetica di Bruno Panuzzo, per un omaggio che travalica il tributo e diventa rito collettivo.

NAPOLI – Non c’è bisogno che i Beatles abbiano mai calcato un palco napoletano perché la loro musica risuoni tra i vicoli antichi e le pietre vive della città. Martedì sera, il complesso monumentale di San Severo al Pendino, affacciato sulla storica via Duomo, si è trasformato in un santuario sonoro dove l’eredità dei Fab Four ha preso corpo e voce grazie a Bruno Panuzzo, artista calabrese dallo spessore internazionale, capace di coniugare tecnica vocale e profondità emotiva in un concerto che ha superato ogni aspettativa. L’evento, organizzato dall’Official Beatles Fan Club Pepperland con il patrocinio del Comune di Napoli, ha rappresentato molto più di una semplice serata musicale: è stato un atto di amore verso un’epoca, un sound e una visione che hanno plasmato la cultura del Novecento. Sessant’anni dopo la leggendaria tournée italiana dei Beatles – che nel 1965 toccò Milano, Genova e Roma – Napoli ha scritto la sua “personale” pagina nella storia dell’omaggio beatlesiano. Lo ha fatto con passione, competenza e senso del rito. Bruno Panuzzo, già noto per le sue collaborazioni in ambito internazionale, ha guidato il pubblico attraverso una scaletta raffinata, dove ogni brano è stato interpretato con rispetto filologico ma anche con un tocco personale che ha restituito nuova vita ai classici. Twist and Shout, Yesterday, Let It Be: non semplici cover, ma rivisitazioni intime e potenti, capaci di restituire l’essenza dei Beatles senza imitazione, bensì con adesione affettiva e sensibilità artistica. La standing ovation finale ha certificato un’empatia autentica tra palco e platea, segnata da momenti di pura emozione collettiva. Ad arricchire la serata, il convegno introduttivo curato da Luigi Luppola, presidente del Fan Club Pepperland, divulgatore e fine conoscitore dell’universo beatlesiano. Un intervento denso di aneddoti, riferimenti storici e curiosità che ha offerto una cornice narrativa preziosa al concerto, creando un ponte tra memoria e presente. Ma l’omaggio non si è fermato alla musica. Dal 23 giugno, le sale di San Severo al Pendino ospitano una mostra iconografica e documentale di straordinario valore: vinili originali, fotografie mai viste, biglietti dei concerti del ’65, manifesti d’epoca. Un vero e proprio archivio emozionale che racconta non solo chi erano i Beatles, ma cosa hanno rappresentato per intere generazioni. L’esposizione, visitabile fino al 28 giugno, culminerà con un secondo concerto, affidato alla band Beat Flower, a chiudere simbolicamente questo viaggio nella memoria. A rendere ancora più significativo il momento, la consegna di una targa commemorativa a Peppino di Capri, il celebre cantautore partenopeo che nel 1965 aprì le date italiane dei Beatles. A ritirare il riconoscimento, tra commozione e applausi sinceri, è stato il figlio Edoardo, a testimonianza di un passaggio di testimone ideale tra generazioni legate da un amore comune per la musica. Per Bruno Panuzzo, questo evento segna una tappa decisiva nel suo percorso artistico, che sempre più spesso incrocia orizzonti internazionali. La sua capacità di entrare in connessione profonda con il pubblico, di esplorare i sentimenti dietro le note, lo pone tra le voci più interessanti del panorama musicale contemporaneo. In una Napoli che si conferma crocevia di culture e suoni, la performance di Panuzzo ha toccato corde intime e universali. È stata la celebrazione di un mito, ma anche l’affermazione di un presente musicale vivo, consapevole e vibrante. Per una notte, Napoli ha respirato all’unisono con Liverpool. E i Beatles, silenziosamente, sono tornati a cantare.