Arco Jonico, Mazza (CMG): “Una Classe Dirigente incapace di evolversi e di spingersi oltre”
Senza la volontà di affrontare le reali esigenze territoriali le proposte saranno solo parole vuote, specchio di una politica senza contenuti e senza futuro
Sabato 28 settembre 2024
Il dibattito relativo alla istituzione di una nuova Provincia, a fianco la latitanza di prospettiva politica nel lungo periodo, sta mostrando tutte le sue fragilità. Inquieta realizzare la vaghezza del flebile processo culturale con cui la locale Classe Dirigente tenta di approcciarsi alla materia amministrativa. Vieppiù, duole constatare l’assenza di contenuti significativi che alimentano una preoccupante incompetenza politica connotante l’area dell’Arco Jonico. Ormai, giornalmente, si legge di Amministratori che esprimono il loro apprezzamento ad un’idea (Sibaritide-Pollino), purtuttavia senza entrare nel merito e, soprattutto, limitandosi ad esprimere concetti di natura elementare. Se proprio dovessimo cercare un punto di contatto nelle esternazioni dei Sindaci, al netto delle posizioni di alcuni Amministratori, dovremmo registrare il loro sistematico glissare sulla vicenda del Capoluogo. Un collage di interventi, quindi, dai quali traspaiono aspettative che dimostrano quanto le loro posizioni siano anni luce lontane dalla realtà effettuale, decretata dalle modifiche apportate al Testo Unico degli Enti Locali. Non si spiega altrimenti la moltitudine di inesattezze riportate da certa stampa, ormai sempre più sponsor di un’idea piuttosto che strumento di divulgazione dei dispacci.
Tutti contro la Delrio, ma muti sull’aziendalizzazione statale della Seconda Repubblica
Si fanno allusioni al superamento della Legge Delrio, quasi come se il problema della creazione di nuovi ambiti fosse circoscritto esclusivamente alla su richiamata norma. Nessun riferimento ai vari Governi (destra e sinistra) della Seconda Repubblica che, con la loro graduale azione d’aziendalizzazione statale, hanno vincolato gli Enti a un dissennato attaccamento ai numeri, acuendo il devastante criterio del centralismo. Piuttosto che Amministratori appassionati alle vicende delle proprie Comunità e al contesto d’ambito in cui inquadrate, sembra di assistere ad un drappello di maggiordomi, con l’ausilio di qualche direttore di sala, allineati a concetti convenzionali e mai innovativi.
Sappiamo che, nelle intenzioni governative, esiste la volontà di superare l’attuale sistema di creazione e gestione degli ambiti provinciali. Tuttavia, si disconosce — non saprei se per ignoranza o per malafede — che il Governo non ha manifestato interesse alcuno verso la costituzione di nuovi contesti provinciali. Men che meno, verso ambiti che non abbiano neppure i requisiti minimi per potere reggere ad un carico di rinnovata responsabilità amministrativa.
Si preferisce, pertanto, affiliarsi ad un’idea priva dei requisiti normativi, caricando di aspettative inesistenti la possibile elevazione a Provincia dell’area jonica, mentre si tace sull’unica proposta che, ancor prima di essere materia amministrativa, avrebbe i requisiti tutti per rappresentare una rivoluzione politica in Calabria
Magna Graecia: unico vero concept in grado di offrire una prospettiva di crescita e sviluppo
Solo l’idea Magna Graecia sarebbe in grado di sconvolgere le cristallizzate geometrie del potere regionale. Tutti gli altri improbabili abbinamenti territoriali, inquadrati nella sola Provincia di Cosenza, risulterebbero tentativi di scorporo gestazionale il cui unico risultato sarebbe un aborto amministrativo.
Da alcuni anni, il Gruppo JoniaMagnaGraecia promuove l’idea di una Provincia dell’Arco Jonico con doppio Capoluogo (Corigliano-Rossano e Crotone) capace di rappresentare oltre 400mila abitanti, entrando con pari dignità politica nel contesto regionale. Questa proposta avrebbe il potenziale per riequilibrare le forze territoriali calabresi, ponendo un argine al dominio dei tre Capoluoghi storici (CZ, CS, RC). È dimostrato, non solo in Calabria, quanto le Province di piccole dimensioni non abbiano rappresentato alcuna miglioria per i territori rappresentati. Eppure, nonostante la forza di un concept che avrebbe un impatto significativo sulla redistribuzione delle risorse in riva allo Jonio, si spara la proposta Sibaritide-Pollino. Senza spiegare, altresì, cosa, la richiamata proposta, contenga in termini di Comuni, di dimensione demografica e, soprattutto, quale sarebbe (o sarebbero) il Capoluogo che dovrebbe gestirla. Tra l’altro, l’idea Magna Graecia non prevederebbe la creazione di Enti aggiuntivi, inciampando nei dinieghi governativi; solo la ridefinizione dei perimetri amministrativi attuali con l’obiettivo di ridisegnare ambiti ottimali e omogenei. A tal riguardo, si preferisce definire l’idea Magna Graecia, dall’alto dei suoi potenziali 400mila abitanti, ingestibile, ma si tace sul fatto che oggi lo Jonio sia inquadrato in un contesto ben più grande (Cosenza), sintesi malriuscita di ambiti mai amalgamati su affini interessi.
Questo tipo di argomentazioni mostra chiaramente quanto sia debole il livello di discussione politica.
Infine, il processo culturale che attraversa l’Arco Jonico riflette una Politica incapace di evolversi, arroccata su posizioni miopi e inabile a cogliere le opportunità che potrebbero portare a un reale sviluppo del territorio. Finché non ci sarà una vera e propria volontà di affrontare le tematiche territoriali, con serietà e competenza, le proposte saranno solo parole vuote, specchi di una politica senza contenuti e senza futuro.
Domenico Mazza