Antonella Avellis: “in politica la propaganda è diventata spesso un fine, più che uno strumento”
In politica la propaganda è diventata spesso un fine, più che uno strumento.
Un racconto continuo e amplificato che rischia di sostituirsi ai fatti, alle scelte amministrative coerenti e alle buone pratiche di governo.
Amministrare, invece, significa avere una visione del presente e del futuro di un territorio e saperla tradurre in programmazione seria, atti concreti e tempi certi. Significa controllare, correggere, assumersi responsabilità.
È così che le risorse pubbliche diventano opportunità reali di crescita per una comunità.
Ci sono ambiti in cui questa differenza emerge con particolare evidenza: quando interventi già finanziati da precedenti amministrazioni procedono a rilento, quando i tempi di realizzazione si dilatano senza spiegazioni chiare, quando circolano voci di errori rilevanti che nessuno sente il dovere di chiarire pubblicamente.
In questi casi il problema non è solo il ritardo in sé, ma l’assenza di trasparenza, di metodo e di quella capacità di governo che dovrebbe prevenire criticità, non inseguirle.
E sorprende ancor di più quando tali difficoltà si manifestano in contesti che oggi dispongono di strutture tecniche robuste, ben più articolate di quelle che in passato sono riuscite a programmare e finanziare gli stessi interventi.
Qui la propaganda non basta: serve rigore, competenza e rispetto per il tempo dei cittadini.
Perché alla fine la crescita di una comunità non passa dai proclami, ma dalla serietà quotidiana dell’azione amministrativa.
Meno narrazione, più risultati.
Il tempo della propaganda finisce sempre.
Gli effetti – positivi o negativi – delle scelte amministrative, invece, restano.
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